L’Istat conferma: la recessione è finita. Il Pil è salito dello 0,3% nel primo trimestre dell’anno. Anche la deflazione sembra un ricordo (peraltro recente): a maggio i prezzi sono aumentati dello 0,2%. E non è tutto: pure gli investimenti e l’occupazione sono in ripresa.
Con ordine. Il dato congiunturale della produzione nazionale sale in una misura che non si registrava da 4 anni in qua: dal meno 0,1 di aprile si è passati a un piccolo incremento dei prezzi il mese dopo; gli investimenti fissi lordi, a loro volta, sono aumentati dell’1,5% rispetto al trimestre precedente (il dato tendenziale anche qui presenta il miglior risultato da quattro anni, pari a 0,4%).
Altri numeri: le importazioni sono aumentate (1,4%) e le esportazioni sono rimaste stazionarie. Segno positivo: la domanda nazionale al netto delle scorte ha contribuito positivamente alla crescita del Pil per 0,2 punti percentuali (+0,3 punti gli investimenti fissi lordi, -0,1 i consumi delle famiglie e delle istituzioni sociali private e un contributo nullo della spesa della pubblica amministrazione). La variazione delle scorte ha fornito un apporto positivo di 0,5 punti percentuali. Per contro, il contributo della domanda estera netta è stato negativo per 0,4 punti.
Buone nuove, infine, anche sul fronte occupazionale: dopo il calo degli ultimi due mesi, ad aprile il numero di chi lavora è aumentato dello 0,7% (+159 mila) rispetto al mese precedente; si torna così ai livelli di fine 2012. A dirlo è sempre l’Istituto di statistica nazionale. Il tasso di occupazione sale quindi dello 0,4% a quota 56,1 punti percentuali. Ancor meglio il confronto con l’aprile di un anno fa: la forza lavoro cresce infatti dell’1,2% (+261 mila occupati) e il tasso di occupazione di 0,7 punti.
Tuttavia gli italiani non aprono ancora i cordoni della borsa: la spesa delle famiglie è tornata in calo su base congiunturale ad aprile, seppure lieve (-0,1%), dopo un ultimo periodo in cui aveva mostrato segnali di recupero. Adesso però, dato il quadro generale che si sta delineando, è lecito attendersi una inversione di tendenza anche sul fronte dei consumi.