Cresce l’export di vino e birra prodotti in Italia.
Da 76,8 milioni di ettolitri agli attuali 47,4 milioni: negli ultimi 30 anni la produzione italiana di vino si è ridotta del 38% ma al contempo ha conquistato il primato mondiale nella produzione e nell’esportazione davanti ai francesi. Tanto è vero che, nello stesso lasso di tempo, il fatturato del settore è passato da 2,5 a 9,1 miliardi di euro, secondo una analisi Coldiretti/Symbola, e l’export vinicolo è cresciuto quasi sette volte, da 800 milioni a 5,4 miliardi di euro. Risultato: 1 bottiglia di vino esportata su 5 nel mondo è fatta in Italia, leader a livello globale. Con 1,3 miliardi di euro di vino venduto, gli Stati Uniti sono il primo sbocco, superando la Germania, sotto il miliardo, e davanti al Regno Unito, con oltre 700 milioni di euro. Ma negli ultimi anni si sono aperti nuovi mercati prima inesistenti come quello della Cina, dove le esportazioni hanno superato gli 80 milioni di euro nel 2015.
In Estremo Oriente è sempre più richiesta anche la birra italiana: secondo Assobirra, l’export del settore è triplicato in 10 anni, arrivando a 210 milioni di litri nel 2015, contro i 191 milioni del 2014, quando circa 1,67 milioni di ettolitri erano finiti in Europa (pari al 76,2% del totale esportato, 8% in più rispetto al 2013). Gran Bretagna (oltre 1 milione di ettolitri), Paesi Bassi (115mila ettolitri), Francia (90mila) e Germania (33mila) i principali mercati nel Vecchio Continente; Usa (162mila ettolitri esportati) e Australia (oltre 40mila) due delle maggiori aree di approdo fuori dall’Europa dove, come detto, ora l’obiettivo è il far east, specie per le birre artigianali nostrane. Per chiudere, se il 95-97% della produzione italiana è fatta da 13 grandi impianti, ci sono 700 piccoli e piccolissimi produttori che hanno buone prospettive di crescita.