Il retail è uno dei pilastro della nostra economia: vale circa 920 miliardi di euro l’anno generati da una rete di 750 mila punti vendita. Se per i prossimi due anni è atteso uno sviluppo ulteriore del 2,7% del giro d’affari, saranno food e fashion a fare da traino. In particolare, il valore del f&b sul totale mercato è del 16%, con l’Italia che cresce del 1,5% e l’export di oltre il 5%. A dirlo è uno studio presentato da EY nel corso del Retail Summit, che si è tenuto a Stresa di recente, in collaborazione con Confimprese e gruppo Food, nel quale sono emerse nuove le dinamiche del commercio ai tempi del digitale.
Questi trend di sviluppo si collocano in un percorso di trasformazione del retail italiano in cui frena il gigantismo: torna il negozio di prossimità con superfici più contenute e anche le grandi catene stanno puntando a nuovi modelli distributivi per avvicinarsi al consumatore e competere meglio con l’ecommerce. Che, se negli Usa sta massacrando negozi e centri commerciali, in Italia sta paradossalmente aiutando il commercio tradizionale: nel Belpaese infatti, in 9 casi su dieci, il consumatore si informa sì sul web, ma poi preferisce il punto vendita tradizionale per finalizzare un acquisito.
L’online è dunque una vetrina fondamentale per il commercio, tanto che l’80% dei retailer ha avviato strategie sul digitale: ma per ora è soprattutto una fonte di informazione e confronto, perché il consumatore vuole toccare con mano il prodotto prima di acquistarlo.
Risultato: per la prima volta, è la convergenza fisico digitale a spingere le vendite. Siamo agli inizi di una grande rivoluzione, soprattutto informativa, che, sic rebus stantibus, non pare destinata a danneggiare il retail tradizionale, dove non per nulla nel 2018 sono attese migliaia di nuove assunzioni. Ed è proprio il food come detto a fare da battipista: è qui che quest’anno aumenterà di quasi 2.000 unità la forza lavoro.
Nell’ambito dell’offerta alimentare, da segnalare la crescita costante dello street food, che incontra le mutate esigenze di consumo degli italiani. Se il 2016 è stato l’anno record del cibo da strada con una crescita del 13% e 2.271 imprese attive, gli operatori stimano che il 2017 sia l’anno del consolidamento. A livello geografico, tra le regioni la Lombardia si aggiudica il primo posto con un incremento di imprese attive del 26% pari a 288 realtà registrate (dati Unioncamere).