Secondo il rapporto Coldiretti-Censis sono 24,5 milioni gli italiani che mangiano fuori casa regolarmente: nel 2016 hanno speso circa 78 miliardi di euro per farlo, cifra pari a un terzo del totale dei consumi alimentari delle famiglie, in aumento dell’8% rispetto al periodo pre crisi.
Più nel dettaglio, nell’ultimo anno 50,3 milioni di italiani hanno mangiato lontano dalle mura domestiche almeno una volta e di questi metà lo ha fatto regolarmente. Un fenomeno destinato a crescere, visto che a gradire maggiormente il pasto outdoor sono i millennials.
Ristoranti, osterie, trattorie di cucina italiana e regionale i locali più gettonati, dove hanno consumato cibi e bevande 48,6 milioni di italiani. Sono stati 28,7 milioni quelli che invece hanno affollato i ristoranti etnici (soprattutto cinesi e giapponesi). Ma crescono anche i pasti ordinati per telefono (11 milioni) o web (4 milioni), recapitati a domicilio. Si diffonde anche la “food sharing economy”, con gli “home restaurant”, dove sono protagonisti chef o cuochi amatoriali, promossi attraverso piattaforme social, e il social eating, cioè privati che preparano in casa cene e mandano inviti via internet.
Per l’82,2% di quanti hanno partecipato al sondaggio, l’eccellenza nella ristorazione deriva dalla qualità delle materie prime, per il 72,4% dalla loro origine italiana e per il 66,4% dall’indicazione sul menu della provenienza degli ingredienti, che, se al 100% italiane, moltiplicano l’attrattività di un locale per il 93,5% del panel.
Il salutismo a tavola, che induce il 58% dei ristoranti a proporre ricette gluten free e il 44% a preparare pietanze a Km zero, porta i cuochi ad acquistare direttamente dagli agricoltori, che nel 2017 risultano il primo canale di fornitura dei ristoranti: il 39% dei locali si rivolge alle aziende agricole contro un 34% che si avvale di grossisti e un 21% che predilige i mercati.
Quasi un ristoratore su due (43%) sostiene che la propensione dei consumatori vero i prodotti a km zero sia destinata ad aumentare nei prossimi anni, mentre un altro 43% ritiene rimarrà costante e solo il 4% che andrà a scemare.