Con un giro d’affari per circa tre miliardi, una filiera che rappresenta lo 0,72% del Pil italiano e circa 190mila addetti tra lavoro diretto e indiretto, il settore dei buoni pasto ha assunto dimensioni via via più grandi nel contesto del foodservice italiano.
Secondo Anseb, l’associazione nazionale società emettitrici buoni pasto che raggruppa l’80% di tutto il mercato italiano, i sostitutivi di mensa vengono utilizzati da 2,4 milioni di lavoratori: 1,6 nel settore privato e 900mila nel settore pubblico. Risultato: il 40% di chi pranza fuori casa per lavoro usa il buono pasto. Nel 70% dei casi viene impiegato in bar, gastronomie e ristoranti (in totale gli esercizi convenzionati sono circa 150mila e si stima che il 40% dei loro introiti siano ascrivibili ai buoni); nel 30% è impiegato nella grande distribuzione, dove il decreto 7 giugno 2017 n. 122 che ne autorizza adesso la cumulabilità fino a 8, ampliando la platea dei soggetti autorizzati al loro ritiro, ha trasformato il ticket per mangiare in “moneta corrente per fare la spesa”.
In precedenza, la detassazione del buono pasto elettronico, in vigore dal 1° luglio 2015, ha reso possibile la tecnologizzazione dei servizi, la diminuzione degli abusi, la velocizzazione dei tempi di pagamento agli esercenti e l’incremento del reddito in tasca ai lavoratori, che hanno infatti guadagnato 1,71 euro a pasto, pari a circa 380/400 euro all’anno.
Non per nulla, come ha sottolineato Emmanuele Massagli, presidente Anseb, il buono è il benefit preferito dai lavoratori.
A sua volta, Fipe ha avviato lo sportello “Sos Buono Pasto”, a disposizione degli esercenti per segnalare in modo tempestivo alle società emettitrici possibili criticità nei servizi, così da agevolare risposte e interventi più rapidi. Esigenze tanto più sentite dopo le recenti problematiche emerse con la revoca da parte di Consip degli appalti della PA relativi al lotto 1 (Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta, Lombardia) e al lotto 3 (Lazio), “per reiterato, grave e rilevante inadempimento delle obbligazioni contrattuali” da parte di Qui! Group.
Sullo sfondo, la nuova gara della centrale per gli acquisti della pubblica amministrazione, che a settembre assegnerà in diversi lotti una commessa che vale 1,25 miliardi di euro.