Se le note sono sette, i gusti fondamentali sono, secondo le ultime teorie, cinque: dolce, salato, amaro, aspro e umami. Un “limite” apparente che ha permesso a Gioachino Rossini di creare sinfonie musicali e, fatto meno noto, anche delle ricette. Le due sfaccettature del genio pesarese, il compositore e il gourmet, sono state al centro della Settimana Rossiniana 2019, dal 23 febbraio al 3 marzo, che si è caratterizzata per una spiccata componente food.
Infatti, per celebrare il “non compleanno” del grande maestro (nato il 29 febbraio 1792 in quello che al tempo era lo Stato Pontificio), il luogo che gli ha dato i natali (che nel testamento designò come sua erede universale benché ci visse solo i primi anni della sua vita), dal 2017 Città Creativa della Musica dell’Unesco, ha organizzato una serie di iniziative per raccontare con strumenti diversi l’altra grande passione dell’illustre concittadino.
Tra degustazioni audioguidate, visite in cantina, concorsi, sfide tra pasticceri e nuovi locali a tema, la città marchigiana ha offerto la possibilità di immergersi in un’atmosfera unica, entrando in contatto con il mondo dell’autore di alcune delle opere più famose della storia della musica (Il barbiere di Siviglia, L’italiana in Algeri, La gazza ladra, La Cenerentola, Semiramide e Guglielmo Tell). Un’occasione per dare visibilità maggiore di quanto non sia stato fatto finora al “secondo” Rossini, il raffinato gourmet ambasciatore del gusto italiano in Europa, così da recuperare e celebrare anche i suoi piatti: i maccheroncini o i succulenti tournedos alla Rossini, tanto per citarne due.
E così, in concomitanza con la Settimana, a Pesaro è stata tutto un fiorire di iniziative dedicate al buongustaio: dalle degustazioni audioguidate nella casa natale del compositore (con i testi a cura di Koinè Teatro Sostenibile) che si concludono con un assaggio di prodotti e ricette rossiniane, all’allestimento di una Cantina Rossini; dall’apertura di un ristorante, il Rossini Bistrot, a due passi dal nascente Museo nazionale Rossini (gestito dallo chef Cesare Gasparri e dalla moglie Eliana, il locale vivrà in simbiosi con il vicino Teatro Rossini, proponendo formule pre e post spettacolo, ma anche lezioni di cucina, cooking show e sessioni di “teatro del gusto” per chef e pasticceri), fino a un concorso nazionale indetto dall’AMPI – Accademia Maestri Pasticceri Italiani per individuare il dessert che potrà rappresentare nel mondo il lato gourmet del compositore, battezzato “Sweet Rossini”, che si è svolto nella ex Chiesa dell’Annunziata sotto la direzione del maestro pasticcere Andrea Urbani.
Farà il paio con un orgoglio culinario ormai consolidato della città, la pizza Rossini. In realtà il “Cigno di Pesaro” non ha nulla a che vedere con questo piatto: la leggenda vuole infatti che la peculiarissima variante locale dell’orgoglio di Napoli sia nata negli anni 60 del Novecento, quando una pasticceria del corso (sembra si chiamasse Montesi, ma non esiste una documentazione ufficiale) iniziò a proporre delle pizzette guarnite con uovo sodo e maionese. Un abbinamento “da tramezzino” o “da tartina” per l’aperitivo, che in città funzionò alla grande, tanto che le pizzerie al taglio iniziarono a proporla dandole il nome di Rossini. Solo più tardi, con l’avvento delle pizzerie “al piatto”, la declinazione pesarese del piatto più famoso della cucina partenopea assumeva l’attuale sembianza, che oggi non può mancare in nessuno dei numerosi ristoranti pizzeria della città. Così come presso lo spazio Tipico.Tips, luogo di esposizione e di vendita di prodotti marchigiani, tra cui non potevano certo mancare le produzioni di nove aziende locali che hanno creato il gruppo del “Bianchello d’Autore” del Metauro, il vino ufficiale del 150° anniversario rossiniano, che quest’anno compie 50 anni dalla denominazione.
Un vino che ha raggiunto livelli di qualità e di poliedricità notevoli: da un metodo classico equilibrato e persistente, ai vari “base” differenziati da terreno e altitudine, passando alle “riserve” importanti con corpo e gradazione alcolica adeguati, per arrivare a un passito suadente e armonico.
Senza dimenticare, infine, alcuni prodotti Dop locali e regionali: dalla crescia del Montefeltro al ciauscolo maceratese, dal salame di Fabriano alla carne di Razza Marchigiana, dalla caciotta di Urbino al formaggio di fossa.
La Settimana Rossiniana ha offerto anche l’occasione per prolungare, a Pesaro e a Urbino, l’esposizione dedicata a “Rossini 150”, l’anniversario della morte del maestro (avvenuta il 13 novembre 1868).E non è finita qui: il Comune ha lanciato l’idea di una grande festa che si terrà il 29 febbraio 2020. L’invito sarà rivolto ad artisti e creativi di tutto il mondo ma anche a coloro che semplicemente amano la creatività e l’arte in ogni sua forma, anche a tavola.