Congratulandosi con tutti i ristoratori italiani insigniti dell’ambita (o delle ambite) stelle Michelin in occasione dell’ultima edizione della nota guida francese (già, francese…), la Fipe si congratula “con i premiati, testimonianza della forza di tutta la ristorazione nazionale, riconosciuta a livello internazionale per la sua capacità di innovare ma anche di valorizzare le materie prime e il territorio”.
E, tuttavia, la federazione che rappresenta 110mila pubblici esercizi che sviluppano un volume d’affari di 30 miliardi di euro all’anno, sottolinea come la guida “non sia sufficiente a rappresentare tutta l’eccellenza e la ricchezza di un settore. Una considerazione, quest’ultima, che facciamo anche alla luce di alcuni movimenti interni alla guida che suscitano più di una perplessità relativamente al declassamento di alcune consolidate eccellenze della ristorazione italiana”.
La Federazione, sempre nella nota a commento della pubblicazione della Guida 2020, conclude sostenendo che “il superamento del binomio ‘locale – chef patron’, che nell’edizione di quest’anno risulta ulteriormente consolidato, debba spingere tutti ad una profonda riflessione sul futuro della ristorazione italiana di qualità”.