Il “panino da casa” uscito dalla porta rientra dalla finestra. L’ennesimo ribaltone sul fronte del cibo da casa portato a scuola è servito, grazie – o a causa – di una nuova sentenza del TAR del Lazio che, in contrasto con la recente pronuncia della Corte di Cassazione, autorizza i bambini a portare sì da mangiare da fuori, ma senza scambiarlo in mensa e trasportandolo in contenitori ermetici.
La sentenza accoglie dunque il ricorso presentato da due genitori sulla base della motivazione che “la scelta alimentare è libera”. Si tratta di una decisione che, a distanza di pochi mesi da quanto stabilito dalla Corte di Cassazione sulla vexata quaestio del “panino da casa” (originata nel 2016 con la famosa sentenza 1.049 della Corte d’Appello di Torino), ne ribalta per l’ennesima volta il contenuto.
La sentenza del TAR del Lazio infatti, la numero 14368/19, stabilisce che la scuola non può imporre la partecipazione alla mensa; il suo compito è di limitarsi a controllare che i bambini non si scambino il cibo portato da casa. Ergo, i giudici amministrativi del Lazio, dicendo sì al “panino da casa”, stabiliscono alcuni paletti certo, ma ribaltano nuovamente le regole in una materia, quella dell’alimentazione e della salute delle giovani leve, che meriterebbe una coerenza e una valutazione migliori, che tenga conto di tutti gli sforzi, l’impegno, la professionalità e il rispetto di precisae linee guida che presiedono l’attività di decine di società di ristorazione, che espletano il servizio in migliaia di scuole italiane.
Ribaltone a scuola: sì al cibo da casa ma no allo scambio
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