Stop al panino fai da te. Dopo che nel 2016 una sentenza del tribunale di Torino aveva aperto la strada all’autarchia nel settore, autorizzando un gruppo di genitori a provvedere in autonomia al pasto dei propri figli a scuola, la “moda” della schiscetta da casa ha preso piede da nord a sud dello Stivale, mettendo in discussione un principio che adesso il Governo pare intenda ristabilire.
“I servizi di ristorazione scolastica sono parte integrante delle attività formative ed educative erogate dalle istituzioni scolastiche”, così si legge nell’ultima bozza licenziata dalla Commissione agricoltura del Senato della Legge sulla ristorazione collettiva.
Presupposto: 11 milioni di italiani mangiano ogni giorno fuori casa, la metà in una mensa scolastica dove si stima uno spreco di circa 870mila tonnellate annue di cibo. Data l’importanza del settore non solo in termini di servizio ma di strumento di educazione ad una corretta alimentazione, il Ddl 2037 presentato nel 2015 è tornato al centro del dibattito in Parlamento. Dove tuttavia pare sparita la previsione dell’introduzione dell’educazione alimentare a scuola come materia a sé, al di là delle lodevoli iniziative messe in campo in questi anni da scuole e aziende di ristorazione.
Più in generale, la normativa riguarda comunque tutti i segmenti della collettiva (ospedaliera, assistenziale e scolastica) e mira a uniformare la nostra legislazione sull’affidamento e lo svolgimento del servizio alle disposizioni della UE. Tra l’altro, per quanto attiene alla selezione degli affidatari del servizio, il testo stabilisce che “le procedure di selezione dell’offerta avvengano sulla base del criterio dell’offerta più vantaggiosa ma dev’essere comunque garantita l’adozione di una formula di che garantisca la preminenza del criterio della qualità”.
Di più: all’articolo 10 si prevede che “le istituzione pubbliche che hanno proceduto all’appalto di tali servizi coinvolgano i diretti fruitori anche attraverso organizzazioni civiche” che si occuperanno del monitoraggio dei parametri stabiliti nel bando di gara.