Dal 3 ottobre prossimo, nelle scuole di Torino si sperimenterà il “sistema misto” in pausa pranzo: accanto a chi continuerà ad usufruire del servizio di ristorazione scolastica, i genitori dei bambini potranno far loro consumare un pasto portato da casa.
Si chiude così – almeno per ora – la vexata quaestio sollevata da un gruppo di genitori che avevano rivendicato il diritto di far consumare il panino (o altro) portato da casa ai propri figli, in forza di due sentenze emanate dalla Corte d’Appello e dal Tribunale di Torino che hanno dato loro ragione.
L’Ufficio Scolastico Regione del Piemonte non ha potuto far altro che prendere atto delle decisioni dei due organi, e si accinge ora a una non semplice riorganizzare del sistema affinché il nuovo modello binario di consumo possa essere introdotto minimizzando gli inevitabili e prevedibili inconvenienti legati a tempistica e logistica.
Una marcia indietro rispetto a una pratica pluridecennale ormai consolidata che rischia di avere, al di là di problemi organizzativi anche per le aziende di ristorazione che preparano i cibi destinati alle scuole (che adesso, giocoforza, si potrebbero trovare a servire meno pasti di quanti preventivati nei capitolati), anche ripercussioni sul piano non solo meramente nutrizionale, ma formativo e persino sociosanitario. È utile ribadire infatti che le pietanze che escono dalle cucine delle mense scolastiche o in esse veicolate dalle SRC rispettano tutta una serie di parametri scientifici stabiliti da precisi regolamenti ministeriali volti a garantire un equilibrato apporto calorico e a promuovere, allo stesso tempo, le migliori colture: dal bio alla filiera corta, dal Km 0 ai marchi tutelati. E non vanno poi dimenticati i risvolti educativi della questione: basti pensare programmi realizzati grazie alla collaborazione dei caterer con le dirigenze scolastiche finalizzati a contrastare malsane abitudini alimentari che, inutile nasconderlo, spesso nascono proprio in famiglia, con il conseguente, progressivo aumento dei casi di sovrappeso e obesità infantile.